Skip to main content

San Donato, nuove donazioni al reparto di emodialisi..

Alla consegna, oltre ai donatori e al presidente del Calcit, Giancarlo Sassoli, è intervenuto il direttore di nefrologia e dialisi del San Donato, Paolo Conti

Nuove donazioni al San Donato grazie al Calcit e alla disponibilità dei cittadini. Destinatario, in questi ultimi giorni, l’emodialisi alla quale sono stati consegnati un letto attrezzato (famiglia Rosselli in ricordo di Fabrizio), tre televisori (famiglia Pancini in ricordo di Giuliana Teci) e 2 fonendoscopi (Luciana Mafucci in ricordo del marito Brunello Omizzolo). Alla consegna, oltre ai donatori e al presidente del Calcit, Giancarlo Sassoli, è intervenuto il direttore di nefrologia e dialisi del San Donato, Paolo Conti.

Ragazze amaranto e attori in gol per il Calcit

Grande successo al Città di Arezzo nella partita tra l’Arezzo Calcio Femminile e la Nazionale Attori. Pubblico numeroso e divertito in tribuna

 

AREZZO — Divertimento e allegria questa sera al Città di Arezzo nella partita tra l’Arezzo calcio Femminile e la Nazionale Attori a favore del CALCIT.
Sono stati tutti protagonisti, le ragazze del Presidente Massimo Anselmi e gli attori che hanno accettato con grande entusiasmo l’invito ricevuto da Arezzo.

Un terzo protagonista della serata è il pubblico aretino che ha partecipato numeroso alla partita tra le ragazze amaranto e gli attori. Pubblico che dagli applausi si è molto divertito e partecipato alle azioni di giocatori e giocatrici.

Gli applausi dagli spalti sono tutti per i componenti della squadra degli attori e alle citte amaranto che questa sera hanno aiutato l’azione e il lavoro del CALCIT che ad Arezzo rappresenta la stella più grande e bella.

Gli attori, intervistati da bordo campo, hanno raccontato alcune curiosità tra i sorrisi del pubblico molto attento in tribuna.

Una serata da incorniciare per Arezzo e i gli aretini che hanno come sempre grande sensibilità e disponibilità a favore del CALCIT.

 

Campione di solidarietà: il pilota della Dakar Minelli dona strumento all'avanguardia per Oncologia

E' un n compressore addominale che migliora l'Acceleratore Lineare e la Tac che permetterà di eseguire analisi millimetriche ed aumenta la capacità di diagnosi e cura

 

Un dono dal Calcit, fatto grazie all'impegno del pilota Gabriele Minelli e dell'azienda M2 Marmi, completa l'nvestimento tecnologico fatto dalla Asl per il reparto di Radioterapia e Oncologia. Si tratta di un compressore addominale per eseguire analisi radioterapiche millimetriche.

“E' uno strumento che abbiamo fortemente voluto - spiega il dottor Enrico Tucci, direttore del Dipartimento di Oncologia della Asl -. Un compressore addominale che migliora l'Acceleratore Lineare e la Tac, che recentemente abbiamo anche potenziato, e che ci permetterà di eseguire analisi millimetriche ed aumenta, quindi, la nostra capacità di diagnosi e cura”.

La donazione, curata dal Calcit, è frutto dell'impegno di uno sportivo di successo, il pilota di moto fuori strada, che più volte ha corso la Dakar, Gabriele Minelli, del Team 4 Fun e dell'azienda M2 Marmi.

“E' sempre un onore - ha detto Minelli - far parte di questi progetti. Credo che sia dovere di ogni sportivo e di ogni cittadino sostenere iniziative di solidarietà, specialmente quando sono destinate alla nostra città”.

“Anche in questo anno di pandemia - ha dichiarato il presidente del Calcit Giancarlo Sassoli - abbiamo sempre sostenuto i progetti di donazioni al nostro ospedale. In questo caso abbiamo coinvolto Gabriele Minelli che ha immediatamente accettato e da solo con il suo team e la sua azienda ci ha permesso di acquistare subito questo strumento".

E' deceduta a Roma Elisabetta di Benedetto

  Elisabetta è stata tra  le fondatrici   della comunità di persone oncologiche che si aiutano nella gestione della malattia. 

Elisabetta "in buona salute" si era tanto impegnata per facilitare il percorso delle cure oncologiche  e la sua  è stata una presenza significativa nella "comunità- Su-portarsi " nata nell'Aprile 2017 in collaborazione con il Dsfuci-Unisi  , Campus del  Pionta di Arezzo.

Ad Elisabetta l'affettuoso  abbraccio di tutti gli amici  del Calcit di Arezzo

Progetto Giona 2019-2021 Giornate oncologiche aretine

Il progetto GIONA (giornate oncologiche aretine) diretto alla diffusione della prevenzione e dei corretti stili , anche quest'anno non si potrà svolgere nella maniera usuale che prevedeva un incontro finale nel mese di Maggio presso la borsa merci alla presenza di circa 300 ragazzi/e  degli istituti partecipanti (Itis G.Galilei - Liceo scientifico F.Redi- Liceo artistico  Pier della Francesca).

 Il progetto nasce nel 2015/16 con l'obiettivo di rendere gli studenti promotori di una azione di informazione e prevenzione gestita in modo laboratoriale da loro stessi, occupandosi di problematiche relative a fumo, alcool,droga, attività fisica, mangiare sano etc. 

La  pandemia  , scoppiata nei primi mesi dell'anno scorso, non ha permesso a tutte le scuole di dedicarsi a questo progetto; tuttavia nel 2020 il Liceo Scientifico aveva pronti dei lavori ed abbiamo individuato una modalità per consentire agli studenti di esporli; 

Quest'anno 2021 solo gli studenti del  Liceo Artistico Pier della Francesca , hanno portato avanti il progetto  nonostante le difficoltà legate al Covid-19.

Grazie a questo siamo comunque  riusciti a mantenere vivo il progetto Giona  e sicuramente lo riprogrammeremo per il 2022  con il coinvolgimento degli Istituti e con tutti i soggetti che in questi sei  anni hanno collaborato (Rotary Club Arezzo, Uslsudest Toscana, Calcit Arezzo, Federfarma, Fondazione Cesalpino, Ufficio scolastico provinciale di Arezzo.)

Gli aretini rivogliono l'Hospice: oltre mille firme in poche ore. Vola la petizione.

da: La Nazione - Arezzo.

Lanciata dall'ex primario Pierdomenico Maurizi sulla piattaforma Change raccoglie firme per chiedere al presidente Giani di trovare una sede definitiva. Per il Covid sono stati smantellati  una struttura e uno staff che erano il fiore all'occhiello per le cure palliative e il fine vita. Oltre 250 famiglie sono state aiutate in meno di due anni.

Il primo obiettivo era la raccolta di cinquecento firme, ampiamente superate in poche ore sulla piattaforma https://www.change.org/. Adesso si punta a 1500 e forse non si fermeranno nemmeno lì. Sono gli aretini, e non solo, che stanno firmando la petizione pubblica avviata dall’ex direttore dell’Hospice aretino Pierdomenico Maurizi per chiedere al presidente della Regione Domenico Giani di trovare una sede definitiva e dignitosa, come e anche più efficiente di quella realizzata nella palazzina Calcit poi spostata all’inizio della pandemia. Ha cambiato sede  tre volte e tutte le volte con enormi disagi per i pazienti e le famiglie che ne hanno avuto bisogno e per il personale. Inoltre è stata dispersa una squadra di operatori e infermieri di grande preparazione e di infinita umanità, doti essenziali quando si parla di cure del dolore e di fine vita. In poche parole gli aretini rivogliono il loro Hospice e sempre ad altissimi livelli. Che lo fosse lo testimoniano ancora oggi le lettere e i ringraziamenti che erano affissi nella bacheca nella palazzina Calcit. L’introduzione della per therapy per il personale aiutandolo ad essere sempre pronto nel sostenere famiglie e pazienti nei momenti più delicati della loro vita fra l’altro in un ambiente accurato in ogni dettaglio, 600 metri quadrati, sei stanze, una cucina in comune per chi assisteva. 

Adesso nella palazzina Calcit è tornato il Centro Oncologico ma l’Hospice ha bisogno di una sede, nuova e definitiva. 

“L’Hospice è la struttura sanitaria che accoglie le persone a fine vita, quando l’assistenza non è possibile a casa e quando non è più indicato il ricovero in ospedale - spiega il dottor Maurizi che l’ha creata insieme al Calcit e ha lanciato la petizione - l’Hospice deve ricordare il più possibile agli ospiti la casa e quindi deve essere costruito secondo caratteristiche ben precise normate sia dal Ministero che dalla Regione. Non è semplicemente una fila di camere lungo un corridoio. Ogni camera deve somigliare alla camera di casa e non alla camera di un ospedale. Devono esserci spazi confortevoli sia per i malati che per i loro familiari. L’organizzazione ed i ritmi dell’Hospice sono dettati dal comfort degli ospiti invece che dalle esigenze degli Operatori ed è anche per questo che la parte cosiddetta alberghiera deve essere particolarmente curata. Tutto questo è assolutamente indispensabile per poter accompagnare al meglio il malato nel suo ultimo percorso, con dignità e senza sofferenze”.

L’Hospice di Arezzo fu finanziato nel 2000 dal Ministro Rosy Bindi, ma è stato realizzato solo nel 2017 ed è diventato operativo solo nel gennaio 2018: diciotto anni. Ricordiamolo, arredato come una casa grazie anche ai quadri realizzati apposta dagli studenti del liceo artistico. Un progetto che ha coinvolto la città e per gli aretini un fiore all’occhiello, di cui hanno usufruito oltre 250 famiglie. Vi operavano sette  infermieri, 6 oss, un medico e i volontari dell’Ava e del Calcit.Nel marzo 2020, in piena crisi emotiva da pandemia, l’Hospice è stato fatto traslocare  per far posto alla Unità Operativa di Oncologia ed è iniziata una vera e propria peregrinazione. Da allora ha già cambiato due sedi, provvisorie, nella rsa di Pesciaiola gestita dalla Koinè e alla clinica San Giuseppe, ma senza le caratteristiche proprie dell’Hospice, e si prospetta un altro trasferimento.

 “A più di un anno dallo sfratto, non esiste ad oggi né un progetto concreto né una previsione di spesa per un nuovo Hospice - denuncia Maurizi - è del tutto evidente, che al di là delle dichiarazioni politicamente corrette, in realtà ai decisori non interessa  il fine vita e men che meno la qualità del morire. Queste cose evidentemente interessano solo al morente ed al suo contorno parentale ed amicale, ma sono tutti cittadini invisibili e inascoltati che diventano tali proprio nel momento della loro maggiore fragilità e dell’ultima richiesta che fanno al servizio sanitario. Arezzo e gli aretini hanno dovuto aspettare diciotto anni dal suo finanziamento  per avere l’Hospice e quanto dovranno ancora aspettare per tornare ad avere il diritto, riconosciuto in tutte le altre realtà toscane, a morire con dignità e senza sofferenza qualora dovesse servire l’Hospice ? E’  eticamente e socialmente  accettabile essere privati  di un servizio come l’Hospice capace di declinare il grado di civiltà di una comunità?”.

Tante le proteste dal Calcit ai sindacati ai cittadini alle varie componenti politiche. Tra  le proposte l’inserimento dell’Hospice nella cittadella della salute al Pionta, è stata ipotizzata un’area all’interno dell’ospedale o una nuova costruzione da realizzare con la Regione Toscana utilizzando i soldi del Recovery Plan o addirittura Agazzi.

Chiaro e categorico il pensiero del Calcit: “Il nuovo Hospice dovrà essere la prima pietra per il rilancio post Covid della sanità pubblica aretina ed essere un impegno di tutta la città. L’Hospice non può partire da una ricerca di un immobile, ma dovrà essere pensato, progettato e costruito per soddisfare i criteri richiesti ma sopratutto adeguato a far trascorrere quel tempo in un ambiente familiare ed intimo  insieme ai propri cari. L’Hospice ha bisogno di un luogo di quiete ed il più vicino possibile all’ospedale per usufruire velocemente dei servizi che in tanti momenti occorrono, e quindi pensiamo che debba essere costruito o ex novo o adeguando immobili di proprietà pubblica della Asl che si trovano dietro al Centro Oncologico Calcit che nell’insieme sono oltre 4mila mq ed allo stesso tempo ridare a quello spazio uno stato decoroso e sicuro. Prescindere dalla valutazione di questa ipotesi e andare alla ricerca di altre soluzioni significa girare intorno al problema, perdere ulteriore  tempo prezioso e lasciare un degrado inaccettabile a ridosso della struttura sanitaria pubblica”.